3. Ruolo delle banche centrali
Da quando è stata istituita il primo giugno 1998, la Banca Centrale Europea definisce la politica monetaria unica all’interno della zona euro insieme all’Eurosistema (le banche centrali nazionali europee). Il suo obiettivo? Assicurarsi che il valore della moneta europea si mantenga.
Come fa la BCE a stabilizzare i prezzi?
L’abbiamo detto: mantenere la stabilità dei prezzi è la missione della BCE. Ma come farlo? Innanzitutto, fissandosi un obiettivo di tasso d’inflazione del 2% a medio termine. E perché non 0%? Per tre ragioni:
- 2% è un obiettivo chiaro e trasparente, che permette di anticipare la variazione dei prezzi e delle decisioni di prestito e investimento
- è un tasso che protegge dal rischio di deflazione, situazione in cui la BCE ha poco potere. Questo margine del 2% permette alla BCE di evitare di adottare troppe misure per contrastare l’inflazione
- anticipa un potenziale scarto del tasso d’inflazione tra più Paesi della zona euro, per una questione di equilibrio
Per stabilizzare i prezzi, e quindi limitare l’inflazione, la Banca Centrale gioca generalmente sui tassi d’interesse. La logica è piuttosto semplice: quando i tassi di interesse sono bassi, si è più inclini a chiedere un prestito per finanziare il proprio progetto. Il che significa che investimenti e consumi aumentano la crescita.
Al contrario, dei tassi d’interesse più elevati, costringono a uno sforzo di risparmio maggiore da parte dei consumatori: l’attenzione non è più sulle spese, ma sulla sicurezza. Per dirla in parole povere, l'economia rallenta.
Come può la BCE far fronte all’inflazione?
Quando la Banca Centrale tocca la moneta di un Paese, questo influisce direttamente sui prezzi, e quindi sull’inflazione. Per la BCE, cambiare i tassi d’interesse ha un impatto diretto sugli altri crediti proposti dalle banche nazionali (credito immobiliare, prestiti scolastici, ecc.), generando un ulteriore impatto sul consumo e dell'investimento delle imprese e dei privati. E il tasso d’inflazione, quindi, subirà a sua volta un impatto.
È per questo che i contribuenti della zona euro attendono impazientemente le misure prese dalla BCE per combattere l’inflazione e dal suo innalzamento dei prezzi. Per controllare la situazione monetaria in Europa, la BCE fa riferimento a diversi indicatori:
- il livello d’inflazione sull’anno, che si stima normalmente a 2%
- le potenziali evoluzioni dei prezzi in generale, a seconda di altri indicatori finanziari
- la crescita dell’aggregato monetario M3
Lo sapevi che...
L’aggregato monetario è uno strumento statistico della quantità di moneta che circola in un’economia. Gli aggregati M1, M2, M3 e M4 permettono di comprendere meglio la circolazione della moneta. L’aggregato M3, nello specifico, riguarda gli strumenti liquidi (monete, banconote), i depositi sui libretti, i crediti a breve termine e gli investimenti monetari di organismi di investimento collettivo del risparmio, oltre alle pensioni.
In base a questi indicatori, la Banca Centrale Europea agirà sul tasso d’interesse applicato al rifinanziamento delle banche nei suoi confronti, agendo quindi automaticamente sui tassi di interesse dei prestiti sottoscritti dai singoli e dai professionisti alle banche.
Con un aumento storico, l’inflazione in Europa è di certo inferiore a quella oltreoceano, ma comunque ben lontana dal 2% a cui punta la BCE.