1. Quali aziende traggono profitto dall’inflazione?
Investire nel capitale di un’azienda per combattere l’inflazione. Ottimo, ma quale scegliere? Quando si tratta di inflazione, non tutti i settori sono gli stessi. Alcuni ne escono meglio di altri, come:
- la produzione di metalli
- l’industria siderurgica
- l’immobiliare
- la produzione di chip elettronici
- i fornitori di energia
Perché investire in Borsa in periodo di inflazione?
Certo, mettere i propri soldi su un libretto di risparmio ci permette di tenerli al sicuro: non c’è rischio di perdita di capitale. Eppure, quando l’inflazione comincia a farsi sentire, quegli stessi risparmi cominciano a sciogliersi come neve al sole. Ovvio, quando il tasso d’interesse di un libretto non arriva all’1% diventa complicato confrontarsi a un’inflazione che si aggira intorno al 9% in Italia.
In altre parole, investire in Borsa in titoli di aziende che subiscono meno l’aumento generalizzato dei prezzi diventa sempre più la via intrapresa da chi desidera proteggere il proprio potere d’acquisto. L’inflazione, infatti, può avere un effetto positivo sull’andamento delle azioni, a seconda dei settori.
Ma tra inflazione, guerra in Ucraina e aumento dei tassi da parte della Banca Centrale Europea (BCE), il 2022 è un anno complicato per gli investitori che devono scegliere quali asset comprare. E lo stock pricing la fa da padrone.
Vincenti e perdenti
Di fronte all’immensa scelta di società quotate in Borsa, come scegliere? In un contesto inflazionista, è obbligatorio essere selettivi. Certi settori sono meno toccati dalla congiuntura economica:
- le materie prime: asset reali, resilienza rispetto alla volatilità dei mercati (oro)
- l’immobiliare
- il lusso, gli alcolici d’alta gamma, i componenti tecnologici, le imprese impegnate nella transizione energetica, ecc.
Al contrario, meglio lasciare da parte alcune aziende che rischiano di non uscirne particolarmente vittoriose. Tipicamente, le società dipendono dal potere d’acquisto degli italiani. La grande distribuzione diventa così un settore da evitare, perché l’innalzamento dei prezzi dei fornitori avrà sicuramente un effetto sui rendimenti. Stessa cosa per il settore dei consumi in generale.
Ci sono poi quei settori che seguono la potenziale rotazione settoriale a venire per via dell’inversione dell’equilibrio monetario. Dopo un decennio favorevole alle azioni di tipo GAFAM (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft), altri settori cominciano a vedere un aumento dei loro prezzi, a cominciare dalle materie prime. Petrolio, veicoli a emissioni zero, transizione energetica: ecco i settori che potrebbero trarre vantaggio dell’aumento dei tassi da parte delle banche centrali. Un cambiamento da attuare fin da subito? Tutto dipende dalle decisioni della FED e della BCE…